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Qualcuno può illuminarmi sulla didattica a distanza?

Uno sguardo sulla scuola e sull’e-learning

“Qualcuno può illuminarmi sulla didattica a distanza?”: una domanda asciutta, diretta, disperata, che, magari, agli occhi di chi  lavora nel campo dell’e-learning può sembrare senza senso, perché si riferisce a una materia molto ampia, per non dire sconfinata. Questa però è una domanda vera, che circola sui social e nasconde il cuore del problema di questi giorni: molti insegnanti delle scuole italiane di ogni ordine e grado si sentono spiazzati, confusi, sostanzialmente impreparati. La scuola italiana ha infatti dovuto ridefinire rapidamente il suo modo di fare didattica a causa dell’emergenza Covid-19, per cui il governo ha preso seri provvedimenti: istituti scolastici chiusi, impiego delle nuove tecnologie per portare avanti le attività. Ognuno a casa propria.

E da questa confusione generale, come da un mare che si è prosciugato per un’improvvisa bassa marea, emergono i pregiudizi e gli stereotipi sull’e-learning e sulla “didattica a distanza”, tutto ciò che nessuno aveva mai avuto il coraggio di dire fino a ora: non si può insegnare a distanza, l’e-learning è sempre e comunque un surrogato della didattica “vera”, quella fatta in classe, guardando negli occhi i propri studenti, gesticolando, girando tra i banchi, sfogliando un libro. Il bel libro di carta. Rassicurante. Vero. Reale. Di sostanza. 

In questo momento di difficoltà ed emergenza, chi si occupa di e-learning da molti anni ha il dovere di mettere a disposizione della collettività la propria esperienza, di provare a chiarire che cosa significhi insegnare a distanza, senza la pretesa di “illuminare”, ma con la speranza di poter aiutare quanti oggi si sentono confusi.

Abbiamo quindi chiesto a Luca Rasori, tutor storico e docente del Consorzio ICoN, di raccontarci la propria esperienza con la didattica online. Laureato in filosofia, Luca si è occupato per molti anni di didattica della lingua italiana L2 ad alunni non italofoni nelle scuole toscane, per poi dedicarsi alla didattica dell’italiano L2 in e-learning attraverso i corsi di lingua italiana ICoN; insegna anche nei corsi di formazione online ICoN per docenti di italiano all’estero. Attualmente, è professore di storia e filosofia in un istituto secondario di secondo grado.

Luca Rasori

In questa situazione di confusione generale, molti dicono che non si può insegnare online. Secondo te, è vero?

Non è impossibile, ma difficile sì, soprattutto in una situazione del genere. Anche io, che mi occupo di e-learning da tanti anni, mi sento scombussolato. In pochi giorni, noi docenti siamo stati letteralmente “catapultati” nell’e-learning, e qui si è rivelata tutta la debolezza del sistema, e cioè la mancanza di una vera educazione all’uso delle nuove tecnologie al servizio della didattica, a partire dagli elementi più basilari. Si pensa ai ragazzi di oggi come “nativi digitali”, mentre invece hanno difficoltà anche con le e-mail. Per esempio, molti studenti mi hanno chiesto di inviare loro il materiale didattico su WhatsApp, l’unico strumento con cui hanno una vera familiarità. Ho proposto incontri via skype ai ragazzi di una mia classe, ma anche in questo caso sono emersi numerosi problemi, come la mancanza di un dispositivo adeguato o la mancata conoscenza degli strumenti più comuni per le web conference. Prima di ragionare sulla didattica a distanza, bisogna risolvere le difficoltà legate proprio ai dispositivi e agli strumenti di lavoro (applicazioni, ambienti). C’è secondo me un vero e proprio ritardo culturale da recuperare, che riguarda non solo i docenti, ma anche gli studenti. Ovviamente, non tutte le realtà scolastiche soffrono questo ritardo. Per fare un esempio, tanti docenti, già da anni, hanno intrapreso la strada della flipped classroom, che richiede molta dimestichezza con le nuove tecnologie e la didattica a distanza. In generale, però, la mia impressione è che si debba lavorare ancora molto prima di arrivare al cambio di paradigma, prima di tutto culturale, che sarebbe necessario per un rinnovamento radicale e profondo delle prassi didattiche. A partire dalle esperienze virtuose che già c’erano prima dell’emergenza.

Qual è, secondo te, la differenza sostanziale tra insegnare online e insegnare in presenza?

Forse, prima di tutto, bisogna trovarsi d’accordo su che cosa intendiamo con “insegnare online”. L’insegnamento online può essere declinato in molti modi: dalla semplice assegnazione di compiti sul registro elettronico, alla video lezione registrata dall’insegnante, alle lezioni sincrone su skype. Se impostato correttamente, l’insegnamento online non ha grosse limitazioni: si possono fare le stesse cose dell’insegnamento in presenza, e forse anche di più. È possibile condividere materiali, produrre elaborati scritti individuali, correggere, proporre attività collaborative. Fare insomma le stesse cose che si fanno in classe, in alcuni casi in maniera potenziata, come ad esempio nel caso delle attività collaborative. Forse, i limiti sono più nella nostra testa, sono le nostre resistenze a un tipo di insegnamento che la maggior parte degli insegnanti pensa di conoscere ma che, alla fine, rimane qualcosa di inafferrabile. E poi, come ho già detto, ci sono enormi problemi tecnici: un incontro sincrono in cui sono collegate in contemporanea 15 persone è possibile solo con un segnale buono.

Forse online è consigliabile lavorare a piccoli gruppi?

Senz’altro, per una “vera” lezione online, basata sull’interazione (scritta e orale) tra studenti e docente, sono preferibili piccoli gruppi, e soprattutto è indispensabile stabilire da subito le “regole del gioco”: quando fare le domande, se e quando interrompere il docente, come svolgere un determinato compito. Con i gruppi grandi c’è il rischio di tornare a una comunicazione più asimmetrica.

C’è un valore aggiunto nell’insegnamento online?

Secondo me, sì: sei a contatto con le innumerevoli risorse della Rete, gli studenti possono creare prodotti multimediali, cosa più difficile da fare in classe, e come ho già detto, svolgere attività collaborative. Inoltre, con la didattica online è più facile lavorare per compiti differenziati; in classe assegnare compiti diversi è più difficile.

Quali sono, invece, le criticità? Come si possono superare?

Come dicevo, c’è poca formazione sull’e-learning, a partire dagli aspetti tecnici basilari. Fare e-learning significa saper programmare attività eterogenee, che riproducono tutti i momenti del percorso didattico: nelle ultime circolari MIUR, ad esempio, ai docenti è stato chiesto di evitare la mera trasmissione di compiti ed esercitazioni e di prevedere momenti di interazione e di valutazione. Si tratta di un sistema complesso, che richiede un lavoro articolato di progettazione didattica: gli insegnanti devono declinare i vari momenti dell’azione didattica con gli strumenti e i contenuti adeguati, non sempre semplici da selezionare nel mare magnum della Rete, e configurare gli ambienti di apprendimento sulla base delle proprie esigenze. Non dimentichiamo poi che serve molto più tempo; per fare una lezione online, ad esempio, all’inizio molto tempo se ne va per questioni tecniche e organizzative: il collegamento non sempre è buono, il docente deve accertarsi che l’audio e il video funzionino per tutti. Nei percorsi in e-learning “puro”, poi, c’è l’enorme problema dell’abbandono del corso e del calo della motivazione. Solo gli studenti con una forte motivazione intrinseca arrivano in fondo. Non tutti sono in grado di seguire un corso online, ma in una didattica integrata (ad esempio, in percorsi blended o in quelli in cui la didattica online sia comunque subordinata al percorso in presenza), il problema dell’abbandono si risolve con la possibilità di avere un contatto in presenza, e di poter gestire quindi in maniera più snella il feedback agli studenti e, in ultima analisi, la relazione con loro. 

Ci hai parlato di e-learning “puro”, quindi della tua esperienza con ICoN. Qual è il tuo ricordo più bello delle aule virtuali e dei forum di classe?

Non ce n’è uno; ce ne sono tanti. Ricordo tante aule iniziate con fatica, a tarda ora (per il fuso orario), e finite in grande allegria come quando si passa una serata con amici con cui all’inizio non volevamo uscire. La personalità di ognuno emerge chiaramente anche in un’aula virtuale sincrona, siamo sempre noi “in carne e ossa”. È strano stringere relazioni forti che vanno al di là delle distanze fisiche, ma è questo il bello.

Quindi secondo te, è possibile costruire delle relazioni umane, in un corso online?

Certo, di sicuro! Vedersi in presenza o via webcam non è molto diverso: l’aula virtuale è un vero e proprio spazio sociale, in cui le persone interagiscono condividendo idee ed esprimendo sé stesse. Così come spazio sociale è un forum di classe, dove si interagisce in forma scritta. Nei corsi di formazione online per docenti, ad esempio, anche solo dagli interventi nel forum, si comprendono molte cose riguardo al modo di essere degli insegnanti: capisco se hanno una formazione sul campo o anche teorica, se privilegiano uno stile di insegnamento tradizionale o meno.

Noti coerenza tra il canale della comunicazione scritta e quello orale?

Ci sono studenti che curano molto le produzioni scritte, ma magari sono molto imbarazzati nell’interazione online. Questo vale soprattutto in un corso di lingua online, in cui l’insegnamento (e l’apprendimento) passano soprattutto attraverso l’interazione e la comunicazione nella lingua target.

Passata l’emergenza, quando torneremo alla normalità, qual è il contributo che l’online può dare alla didattica in presenza?

Quando sarà passata l’emergenza, forse avremo superato l’idea che la tecnologia sia un “salvagente”, una soluzione da adottare quando è in corso un naufragio e non vogliamo affogare. Fuor di metafora, sarebbe auspicabile che l’e-learning e le nuove tecnologie in generale entrassero a far parte dell’equipaggiamento di base della didattica tout court, che dovrebbe diventare una “didattica integrata”. Per gli studenti, questa può essere l’occasione per acquisire ora quelle competenze digitali che poi si riveleranno fondamentali all’università e, in generale, nella vita.

L'esperienza a ICoN quanto ti ha aiutato?

Sicuramente, mi ha aiutato a comprendere che la classe virtuale è un’occasione per coinvolgere più direttamente gli studenti, che non si tratta solo di assegnare compiti, che anche a distanza possiamo e dobbiamo continuare a coltivare le nostre relazioni di classe. Tecnicamente si può fare tutto, ma bisogna capire che la comunicazione online può essere bidirezionale e interattiva, e non solo trasmissione di contenuti. Concludendo, in questo momento tutti noi dobbiamo fare uno sforzo affinché la didattica a distanza non diventi la brutta copia della didattica in presenza.

 

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