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Negli Stati Uniti studiando con ICoN

Carlo Biondolillo racconta gli Usa e il percorso di laurea

Da tecnico e dirigente nel settore informatico all’insegnamento della lingua italiana agli statunitensi. La laurea con ICoN ha aperto nuove prospettive a Carlo Biondolillo, italiano trasferitosi in America quasi venti anni fa. Abbiamo intervistato Carlo per parlare di Italia e Stati Uniti, ma anche del suo percorso di studi con il Consorzio e della sua esperienza americana.

Dall’impegno lavorativo alla scelta di vita. Carlo arriva negli Stati Uniti nel 1998 per una multinazionale del settore informatico, ma dopo i primi due anni di residenza sceglie di restare oltreoceano. «Ho deciso di mollare l’Italia e rimanere qui nel Minnesota, precisamente a Rochester, dove in inverno si possono raggiungere i -30 gradi centigradi, continuando sempre a lavorare per la stessa azienda». L’attività lo porta a integrare le proprie competenze: «La mia preparazione scolastica e lavorativa, almeno all’inizio, era essenzialmente tecnica poi, tramite l’azienda per cui lavoravo, ho intrapreso la carriera manageriale, focalizzandomi più sulla parte personale e relazionale. Lavorare con persone di diversi paesi mi ha dato la possibilità di scoprire diversi modi di pensare, di lavorare, di comportarsi, di socializzare ed è in questo periodo che ho riconosciuto prima e materializzato poi il mio desiderio di conoscenza delle persone dal punto di vista, culturale, filosofico, storico, antropologico e non ultimo psicologico».

Uno studente ICoN quasi per caso. «In effetti ho conosciuto la laurea erogata dal Consorzio per caso – racconta Carlo -. Un mio collega e amico italiano, al tempo mio collaboratore, mi mandò un messaggio di posta elettronica su una possibile borsa di studio con ICoN. Nella lettera mi sfidava a intraprendere questa avventura e, dopo qualche giorno di riflessione, considerando che all’epoca ancora lavoravo, decisi di accettare la sfida e mandai la mia candidatura». Da neo-studente Biondolillo optò per l’indirizzo “storico-culturale” e per la frequenza con tutorato, in modo da potersi dedicare soprattutto allo studio con ritmi ben scanditi e non rischiando di “farsi distrarre” dal lavoro.

Un percorso di studio concluso con soddisfazione. A distanza di cinque anni dalla laurea Carlo dà una valutazione molto positiva della sua esperienza con ICoN. «All’inizio ero un po’ incredulo nel vedere come una organizzazione italiana fosse in grado di svolgere un tale ruolo dove anche grandi aziende americane, che in tecnologia e organizzazione del lavoro hanno sempre da insegnare, avevano fallito. Con l’andare del tempo mi sono però reso conto sempre di più dell’efficienza, della precisione, della professionalità e della passione dei dipendenti ICoN, dai tecnici, alle segretarie, ai tutori. In tutta sincerità stentavo a crederci. Mi dicevo: ma come è possibile che in una “specie” di università possano essere così bravi? D’altronde in 3 anni di studio non ho mai, dico mai, avuto nulla da ridire sull’organizzazione. Posso anzi aggiungere che, in genere, ho sempre ricevuto risposte alle mie domande entro 24 ore. E con estrema gentilezza e professionalità. Come bilancio di chiusura posso dire che si è dimostrato che qualunque sfida può essere vinta se si è convinti dell’obiettivo e se ci si muove in un ambiente sano, professionale ed efficiente».

Una nuova professione e un confronto culturale. «Dal punto di vista professionale ho imparato tanto dai tutori, non mi riferisco solo alle materie di studio, ma al modo di insegnamento, di interpretazione e di approccio, cose che mi sono utili tutt’oggi nel mio nuovo inventato lavoro di insegnante di italiano per stranieri». Il nuovo impegno professionale e i quasi venti anni di residenza negli Stati Uniti consentono a Carlo un paragone tra la cultura americana e quella italiana, un tema affrontato anche nella tesi di laurea. «Per quanto ci siano punti comuni le due culture non hanno molte similitudini – spiega il dottor Biondolillo -. Entrambi i paesi fanno parte del gruppo di nazioni occidentali, ma più tempo si passa negli Stati Uniti più ci si rende conto di quanto siamo diversi. Inizialmente avevo l’intenzione di preparare una tesi su tutti i temi su cui ci differenziamo, approfondendoli e ricercando cause ed effetti. Avevo predisposto una lista di argomenti sui quali volevo lavorare, ma ben presto mi resi conto, grazie all’aiuto della mia tutrice, che avrei dovuto scrivere almeno un paio di volumi, per cui restrinsi la mia ricerca alle differenze in termini di “confronto”. Ho quindi realizzato uno studio sui modi in cui gli italiani gestiscono e reagiscono al confronto e su come invece lo interpreta la cultura americana. La discussione della tesi è stata il ricordo più bello che mi è rimasto di quest’avventura e, grazie al suggerimento del relatore, dopo qualche anno l’ho anche pubblicata, sia in italiano che in inglese col titolo: American culture seen from an Italian window: Confrontation. Ho destinato il 100% degli introiti in beneficienza, era il minimo che potessi fare dopo il regalo che ICoN mi ha fatto».

L’Italia vista dagli Stati Uniti. «Dopo circa 18 anni che vivo qui ancora mi meraviglia ascoltare e vedere gli americani come reagiscono quando gli si nomina la parola “Italia” o qualsiasi cosa che abbia a che vedere con essa, dalla cucina alla moda, dall’arte alle bellezze naturali e così via. Il loro viso si riempie di gioia, soddisfazione, desiderio e sono sempre di più quelli che vogliono imparare la lingua». Partendo dalla conoscenza della realtà statunitense Carlo riconosce anche le dinamiche della società e identifica i bisogni emergenti: «Dobbiamo considerare che ormai è passato circa un secolo dall’ultima grande emigrazione di italiani verso gli Stati Uniti per cui gli americani con discendenze italiane hanno la necessità di identificarsi con le proprie origini, e il Made in Italy rappresenta per molti il modo per realizzarlo. ICoN in questo caso potrebbe svolgere un grande ruolo: le potenzialità sono enormi, esistono migliaia di giovani di discendenza italiana, specialmente sulla costa est, che parteciperebbero senza dubbio all’avventura ICoN sia per le ragioni che ho spiegato precedentemente sia per i costi, molto contenuti». Il laureato ICoN prova anche a indicare possibili linee di sviluppo dell’attività per la promozione della lingua e cultura italiana negli Stati Uniti: «Negli States la minima retta annuale universitaria va dai 15mila ai 20mila dollari l’anno. Capisco che per una struttura parastatale italiana non sia facile affacciarsi e intraprendere un percorso privato, ma date le potenzialità io ci proverei. Se da un lato le strutture consolari e gli Istituti di cultura rappresentano un valido ed efficace metodo per entrare in un paese straniero, dall’altro queste strutture hanno accesso privilegiato per determinati ambienti culturali ma non altrettanto per il network privato».

La pagina Internet di Carlo Biondolillo.

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